(Articolo di Francesco C. del 5 aprile 2014, seconda parte)
La prima cappelletta era posizionata a circa 200 metri dalla casa di Vera, a sinistra della cava. Il nome di questo luogo di preghiera era “Pismu” o “Pismo” (firma o lettera) in quanto riportava una iscrizione sacra lungo il muro frontale. La seconda edicola era posizionata a metà strada tra Ponteacco e Mezzana, nelle Màmula, ed era conosciuta con il nome “Pocivàlu” (sosta). Era il luogo di sosta per chi portava le sbrìnzie di fieno e i lunghi tronchi di fieno appoggiati su una “Jòpa” (giacca vecchia) e trascinati a spalla. Questo “pocivàlu” significa essere più o meno a metà percorso, quindi a metà della fatica. Si fermavano qui anche le bare, prima vuote e poi coi defunti di Mezzana che venivano portati giù in cimitero. La piccola costruzione aveva un altrettanto piccolo muretto dove ci si poteva sedere e sorseggiare d’estate l’acqua fresca. La terza cappella si chiamava “Znàmungje”e si trovava poco sotto Mezzana dove la strada fa un’ampia curva a sinistra, in località Lòt, dove inizia il profondo patòk che sbocca in cava. Queste cappelle erano venerate, si recitava una preghiera, venivano depositati mazzetti di fiori di sottobosco in onore alla Madonna.