Il parroco di Antro mal tollerava la contaminazione dei suoi giovani parrocchiani con “quelli” di Ponteacco, considerati un esempio deleterio per la loro formazione educativa. Libertini, “comunisti”, secondo lui erano un insulto all’Acqua santa. Don Valter, successivamente decorato al valor militare, era riuscito a procurarsi un cannocchiale dell’Esercito. Le domeniche pomeriggio d’estate dopo i Vesperi, le trascorreva sul campanile di Antro, all’altezza delle campane, ad osservare “quell’inferno” che si svolgeva sulle spiagge del Natisone. Non c’era vegetazione e la visuale andava dal ponte di Tiglio al Mulino. La domenica successiva dal pulpito era pronunciato pubblicamente il nome e il cognome delle “sgualdrine” e dei “mascalzoni” che sguazzavano senza timor di Dio. Fece clamore in tutte le Valli quando denunciò per atti osceni in pubblico due giovani di Biacis, “colpevoli” insieme ai ponteacchesi di aver fatto il bagno con un costume che non arrivava al ginocchio. Il Procuratore della Pretura di Cividale accolse la denuncia del parroco e i due furono condannati. Uno di questi ebbe concrete difficoltà per ottenere il porto d’armi del fucile da caccia.