Era uno strumento indispensabile, presente in quasi tutte le case e usato settimanalmente almeno fino alla metà del secolo scorso. La zangola oggi è semplicemente un reperto museale. Si tratta di un recipiente costituito da tavole di legno assemblate in forma tronco-conica, consistente in un cilindro dal fondo chiuso con un impugnatura a forma di bastone al centro terminante con un disco di legno con dei fori lungo il perimetro. La pinja serviva per ricavare il burro dalla panna. Il suo funzionamento era abbastanza semplice, ma piuttosto faticoso e richiedeva del tempo. La panna, raccolta dalla superficie del latte appena munto, era versata all’interno della pinja a sua volta chiusa nella sua sommità con un coperchio. Azionando l’impugnatura che svolgeva la funzione di stantuffo, si sbatteva la panna su e giù per una buona ora. In tal modo si separava la materia grassa dal liquido, la batuda, e si consentiva di ricavare il burro. La crema era raccolta in una cikera (tazza) e sulla superficie del burro si tracciava una profonda croce o più linee parallele. Quest’operazione si svolgeva soprattutto il venerdì, giorno di digiuno ed astinenza. Molti quel giorno consumavano la batuda (che può anche oggi piacere o non piacere) accompagnata con pezzi di polenta, di pane misto o castagne. La batuda oggi è considerata un prodotto di “lusso”. Una piccola curiosità: la capitale del Kirghizistan, Biškek, prende proprio il nome dalla pinja, infatti in lingua kirghisa significa proprio “zangola” o, appunto “pinja” a dimostrazione di quanto fosse popolare quest’attrezzo nella civiltà contadina di un tempo.