Cercando tra le varie notizie del nostro grande baule, ci imbattiamo in alcuni fatti che possono giustificare quel certo timore che abbiamo descritto nella puntata di ieri. Nelle buie serate d’inverno, quando sul golfo triestino inizia a soffiare forte la bora scura, la particolare conformazione delle colline delle Màkota favorisce una specie di effetto-eco che si trasforma in un cupo e continuo rumore di sottofondo, come una nota musicale percepibile in tutto il paese. Era la gioia dei bambini perché nel corso della notte sarebbe arrivata la neve. Tutti i nonni e bisnonni ci dicevano: “Kar tule ta na Makot, pride snìah” (Quando soffia il vento delle Màkota, arriva la neve). È un detto che non è stato mai smentito anche se in questi ultimi tempi, dagli inverni primaverili a causa dei cambiamenti climatici, il vento non si sente più da quelle colline. Un altro fatto di cronaca datato 70 anni fa narra di un grave incidente sul lavoro, accaduto proprio in quei boschi: un giovane paesano intento con la “lata” (pertica) a rimuovere gli ultimi ricci di castagne dei rami più alti, perse l’equilibrio, cadde a schiena e batté il capo su uno spuntone di roccia, morendo sul colpo. Stando al racconto dei frequentatori del bar della Mihelinka di Sorzento, nel loro rientro a casa con il passo piuttosto incerto, per anni si sarebbe sentito nel profondo del bosco qualcosa di simile al lamento di questo ragazzo deceduto tragicamente …