Secondo il pensiero dei religiosi paesani di secoli fa, il maltempo non sempre era causato da eventi naturali dell’atmosfera, perché alle volte, o il più delle volte, era mandato da Dio stesso “per i troppi peccati commessi dall’uomo”. Si trattava di tutta una serie di superstizioni legate all’osservazione del cielo e da sensazioni sottili, tipiche dell’universo rurale nel quale il nostro paese e le Valli hanno convissuto fino a una sessantina d’anni fa. Sono concetti difficili da spiegare alle nuove generazioni, poiché l’uomo si sentiva legato per intimità affettiva ai cicli replicanti della natura, allo scorrere continuo del tempo, alla variabilità climaterica e anche ai grandi enigmi del cosmo. La tradizione orale, poi, si diffonerava da paese in paese: da Pegliano a Sorzento, da Rodda a Tiglio e così via. Secondo la superstizione religiosa, la flagrante e continuata condizione di peccato inducevano Dio a vendicarsi sull’uomo, tanto da provocare il cattivo tempo estivo che distruggeva le coltivazioni, oppure lunghi periodi di siccità.