20.02.2021, La grande paura della notte (5/5)

Che bambino avrebbe mai avuto il coraggio di andare nella stalla attigua? Oppure di salire alle camere del primo piano utilizzando l’unica scala esterna? Il calare delle tenebre era il segnale che richiamava la remota paura del vagare notturno delle creature di un mondo parallelo fatto di krivapete, baladanti, spettri, spiriti, anime inquiete, presenze indefinite e altri inquietanti esseri amanti delle tenebre. E quando c’era il morto in casa, provocato da un decesso, nel borgo buio, senza luce, allora la paura era totale per i bambini e una certa inquietudine serpeggiava anche tra gli adulti. Erano molto rare le persone che percorrevano le vie del paese o le vie di campagna dopo il tramonto: si trattava di qualche viandante, di qualche commerciante che si era attardato, di qualche innamorato. Nel penetrante silenzio dell’oscurità, sulla celù si sentiva in lontananza il rumore delle macine del mulino ad infrangere la silente staticità della notte, illuminato da una fioca lanterna che rischiarava il profilo del mugnaio in attesa della conclusione del suo solitario lavoro notturno. Poi, finalmente, sono arrivati gli anni ’70 con il juke-box acceso fino a tardi, non l’andirivieni di auto … era già un’altra era.

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