31.12.2019, Aguri di buon Anno.

Gli ultimi scampoli del 2019 ci fanno sperare in un buon anno nuovo per tutti e in partcilar modo per i soci il Consiglio, lettrici e lettori. Abbiamo bisogno di speranza e di serenità, sentimenti che possiamo riporre nel nuovo anno che inizierà tra alcune ore. Auguriamo una picevole serata e un genuino divertimento per accogliere come si deve il 2020.

30.12.2019, Ieri al Centro.

Vivace la giornata ieri al Centro. Elide e Martina hanno uno stile tutto particolare nell’offrire bevande e nel trattare le persone, mentre le loro tartine fanno parte della leggenda delle Pro Loco. Una bella domenica dove si è parlato un po’di tutto, soprattutto delle scelte riguardanti la serata di domani. C’è chi ha deciso di starsene a casa, chi fuori a cena in ristoranti o da amici, chi invece al Centro. Numerose sono le adesioni raccolte da Claudia. Dalle 21:00 fino a ore tarde si assaggerà le delizie del buffet, dove chi se la sente, può portare qualcosa da casa. Tornando a ieri, la giornata è terminata con le solite partite a carte, fino alle 19:00. La Redazione si congeda domani e il primo giorno dell’anno. Ringraziamo le persone che ci hanno seguito, i loro contributi e l’appuntamento con i prossimi aggiornamenti è fissato per il 02 gennaio alle 07:00.

29.12.2019, La decadenza di Cividale (2/2).

Oggi Cividale è un po’irriconoscibile. Nessuna comodità garantisce quel servizio minimo che ha sempre risparmiato viaggi e attese a Udine. L’ospedale civile si sta trasformando in un mega-ricovero con la soppressione definitiva di tutti quelli che erano reparti degni di lode: ostetricia (quanti sono nati a Cividale?), chirurgia, medicina, cardiologia, ortopedia…  anche il Pronto soccorso sarà ridimensionato e probabilmente trasformato in semplice infermeria. C’era l’INPS a Carraria, autentica succursale dell’affollata sede di Udine, c’era uno sportello della Camera di Commercio, la Pretura trasformata poi in Tribunale, due scuole-guida, sedi di prestigiose associazioni e partiti. Oggi Cividale è solo una brutta copia di ciò che la cittadina è stata. Resiste solo la categoria degli avvocati, sempre folta e pronta a seguire le controversie e ancora ben foraggiata dai valligiani. È sotto gli occhi di tutti l’alto numero di negozi chiusi al punto che acquistare semplici alimentari quotidiani è un problema per gli stessi cividalesi, soprattutto gli anziani. Ci sono colpe? Certamente l’inerzia dei cividalesi, la loro incapacità di proporsi e riproposi, il non riuscire a trarre beneficio neppure dal suo inserimento nell’elenco dell’UNESCO, la polizia urbana aggressiva nel dare multe, i parcheggi a pagamento in tutto il centro. Peccato, da città Cividale si è trasformata in un paesone, del tutto satellite a Udine.

28.12.2019, La decadenza di Cividale (1/2).

Nel Quanntrocento-Cinquecento c’era una lotta campanilistica tra Cividale e Udine. Ognuna delle due città rivendicava il proprio ruolo storico e di guida. Spesso si è venuti alle mani e non si contano gli agguati ai danni degli uni o degli altri. Fino a pochi anni fa, Cividale era una cittadina autentica, con tutta una serie di servizi che la rendevano speciale ed indubbiamente alternativa a Udine, considerata già molto lontana. Alla fine degli anni ’60 la Pia Vigiazova ed Ermìn erano andati addirittura in viaggio di nozze a UD, prendendo la corriera del mattino e ritornando con quella della sera. Era un viaggio, Udine la si percepiva lontana. Il ricoverato all’ospedale sembrava grave se trasferito da quello di Cividale a Udine. La cittadina longobarda offriva tutti i servizi degni di un centro di rilievo. Nei negozi c’era  tutta la merce richiesta dalla popolazione e a UD si recava solo la Pia Bečka, due o tre volte all’anno, ad acquistare le tira-molle, le acque colorate e i kolaci che rivendeva dal suo storico banchetto per le sagre delle Valli…

27.12.2019, Le campane della Vigilia.

«Che bello è sentire le campane la notte di Natale», questo è il commento di Graziana dopo le suonate effettuate la sera di Natale. A sentire l’atmosfera di quella sera di tre giorni fa, eravamo solo noi, solo il campanile di Ponteacco le cui campane suonavano a festa. Poi, a mezzanotte, hanno suonato per un paio di minuti le campane di Antro, considerando che nella Grotta iniziava la suggestiva messa di mezzanotte. Tutti ricordano la sera di Natale, che moti uomini trascorrevano nell’ingresso del campanile della chiesa di Santa Dorotea. I migliori specialisti del suono si davano il turno dalle 20:00 a mezzanotte, mentre ai giovani specializzandi, quelli dal suono ancora un po’ incerto e in via di “rifinitura” era riservata la sera del 5 gennaio, l’accoglienza dei Re magi o della Befana. La notte di Natale i suonatori di campane si ritrovavano in chiesa. Nel campanile all’ingresso, a sinistra accendevano il fuoco (tanto, il fumo andava in su, lungo il campanile che fungeva da camino) ed ognuno attendeva il proprio turno seduto sulla panca in legno contenente i vecchi messali. Non mancava il vino, copioso, che dissetava i suonatori dalle fatiche. Il campanile diventava un luogo d’incontro anche per i restanti paesani, pronti a sfidare il freddo pur di far compagnia e di bere un bicchiere.

24.12.2019 È Vigilia di Natale.

Mentre la Vigilia è dedicata all’attesa del Natale, il Natale dà già la sensazione di Natale, di una giornata che passa, che ha svolto il proprio ruolo. Oggi è una data di grandi significati per tutta l’Europa occidentale, che ci accumuna nell’attesa della nascita di Gesù Bambino. Tradotto in tempi moderni: ultimo giorno utile per gli acquisti e per gli impacchettamenti di regali e pensierini. Ultimo giorno di spese alimentari in vista del pranzo di domani e, per alcuni, del cenone di stasera o per la scorpacciata di trippe. Il Centro Commerciale Discount della Barbetta ha lavorato moltissimo, mentre altri supermercati di Cividale hanno segnato il passo. Molto buone le vendite di gubane, strucchi, focacce e strudel grazie anche alla pubblicità del prodotto che si legge sui giornali o si sente dalle radio. Sarà celebrata la messa di mezzanotte a San Pietro al Natisone e nella Grotta di San Giovanni d’Antro, mentre la messa solenne in parrocchia sarà officiata domani alle 11:00. La maggior parte dei paesani ha scelto il pranzo di Natale in famiglia, ci sono alcune presenze giunte da fuori proprio in occasione di queste feste.  Godiamoci questa bella giornata di tempo splendido e avviciniamoci al Natale con serenità e felicità. È l’augurio della nostra Redazione che si congeda per due giorni, domani e dopodomani. 

23.12.2019 La lavorazione del cuoio (2/2).

La lavorazione della pelle si sviluppò già nell’XI secolo a Cordova (Spagna) e si estese in breve tempo a tutto il continente, al punto che il termine “cuoio” si trasformò in cordovano per antonomasia. Durante il periodo della Serenissima, Venezia fu un laboratorio del cuoio. Si produceva persino la “carta” da parati decorata con intagli e sovra elementi. Se nella capitale la lavorazione aveva raggiunto livelli di gran qualità, nelle periferie la materia prima era utilizzata per gli usi quotidiani, pratici, essenziali. La pelle dei bovini era consegnata agli scorzieri o conciatori che tagliavano le code, scarnavano gli ultimi resti, toglievano altre parti di scarto ed eseguivano un primo lavaggio nell’acqua corrente del Natisone, dov’era lasciata per una notte alla vigile presenza di una o più guardie. Il giorno successivo disponevano le pelli nei calcinai opportunamente preparati con quella che era chiamata japno  o japna, la calce viva reperibile abbastanza facilmente. Le pelli erano immerse per un paio di giorni, estratte, lavate, nuovamente immerse e solo dopo una ventina di giorni i nostri artigiani provvedevano alla depilazione, cui seguiva una “purgatura” nell’acqua corrente del fiume per togliere i residui della calce. Dopo il lavaggio cominciavano le vere e proprie operazioni di concia con la creazione di una superficie omogenea, resistente e con tonalità che andavano dal marrone alla doratura.

20.12.2019 La lavorazione del cuoio.

Anche a Ponteacco, 300-400 anni fa si lavorava il cuoio, attività che riguardava non solo il nostro paese, ma tutte le Valli. È un argomento poco consueto, non molto conosciuto e frutto di una nostra piccola ricerca tesa a conoscere gli aspetti di vita dei nostri progenitori. Il cuoio è uno tra i prodotti più versatili prodotti dall’uomo e per questo motivo è stato impiegato fin dall’antichità per una grande varietà di usi. In paese si fabbricavano calzature, cinture, bisacce e stringhe in cuoio e probabilmente anche altri manufatti decorativi di cui si è persa ogni traccia. Senz’altro era un’attività di nicchia, che ha riguardato pochi paesani e forse proprio per questo motivo non ci sono giunte testimonianze concrete, ovvero oggetti capaci a resistere alla deteriorabilità del materiale. Per la lavorazione era necessario un tavolino, le forme o i disegni, taglierini affilatissimi capaci di far adattare la materia prima alle esigenze dell’artigiano. Nel ‘500 e ‘600 nelle Valli l’uso del cuoio era assai diffuso e comprendeva anche le preziose selle dei cavalli prodotte nel nostro circondario e piuttosto pregiate poiché nei lunghi mesi d’inverno era facile dedicare più tempo per la creazione di esemplari unici.