A sentire molte persone del paese, l’opinione più diffusa è che si viva di stress. Da un anno a questa parte molti risentono dell’emergenza sanitaria che ha aggiunto una nuova fonte di stress a quelle già presenti. Alcune persone non riescono a recuperare l’equilibrio, altre sentono aver perso in parte il proprio autocontrollo. L’ansia del contagio, la paura di ammalarsi, di morire, di finire soli in isolamento ci ha reso più fragili, proprio a causa del martellamento quotidiano di tutti quei fattori che ci preoccupano. Certo, ci saranno anche le fluttuazioni ormonali che possono incrementare una risposta sfavorevole, ma intanto si “rumina e si rumina”, cioè si elabora quell’insieme di pensieri ossessivi e continui su situazioni spiacevoli. Chi più, chi meno, possiamo dire di essere un po’ tutti logorati. La paura della solitudine e le immagini prodotte da tv e giornali confermano l’ansia e la paura. Forse non tutti hanno dimenticato la triste esperienza di una paesana che poco meno di un anno fa ha accompagnato il papà all’ospedale e dopo 15 giorni glielo hanno consegnato in un urna, senza poterlo salutare e abbracciare. Questo fa paura, genera stress. E non solo questo …