In questo avvilente contesto lo Stato è il grande assente, concentrato com’è sui pensionati e non sui giovani, con pochi e costosi servizi per l’infanzia e, quando entrambi i genitori lavorano, benedetti i nonni! I papà d’oggi sono molto più presenti e coinvolti nei lavori domestici e nella cura dei figli, ma non si può negare che gran parte delle responsabilità genitoriali gravi ancora soprattutto sulle spalle della donna. Già basta a rendere difficile una conciliazione tra il ruolo di mamma e quello di lavoratrice. Il dibattito politico (senza riferimenti tra gli esponenti) oggi e ieri è monopolizzato dal tema “pensioni”, mentre siamo in una situazione drammatica e non possiamo perdere altro tempo per affrontare il tema della denatalità. E copiamo una volta tanto i Paesi che ci circondano, che hanno affrontato con un certo successo il problema demografico con misure concrete di sostegno: in Baviera si riconoscono 200 euro al mese a figlio fino alla sua maggiore età, mentre in Italia si parte dai 50 euro con piccoli aumenti a seconda dell’ISEE. In regione mancano gli asili. Nei Paesi dove l’occupazione femminile è più alta, nascono più bambini. Basterebbe che siano varate leggi a favore delle esigenze delle lavoratrici madri. Per frenare lo spopolamento delle Valli, fenomeno peraltro comune a tutto l’ambiente montano, dalla Slovenia alla Baviera, basterebbero incentivi concreti, sia economici che strutturali. Si può fare perché sì, siamo decentrati, ma non isolati. Un paesano l’altro giorno ha detto: “Da Ponteacco a Udine-Casa Rossa ci ho messo 18 minuti”.