Della calamità dei lupi parlarono molti parroci e la cronaca registrò donne e bambini sbranati da questi animali. Nel 1630 il Friuli fu colpito da un’epidemia di peste che non raggiunse i paesi e borghi più in quota delle Valli, ma fece morti nel fondovalle. Durò circa sei mesi. L’epidemia si sviluppò da Pordenone e in poco tempo raggiunse Cividale, dove fu istituita una guardia sanitaria piuttosto efficiente, che mise al riparo molta popolazione. In quegli anni (circa 1630) arrivò l’ultimo dei grandi flagelli: la fame causata da alcuni anni di carestie che decimarono la popolazione per gli stenti. A Cividale morirono di inedia più di cento persone e i bambini “da comunione” deceduti non se ne contano, perché i piccoli non rientravano nelle statistiche. Problemi di fame anche nel relativamente recente 1816: non ci fu sole, ma freddo e piogge acide provenienti dal NordEuropa. Nevicò a settembre fino a fondovalle. Ciò impedì la semina e la maturazione del prodotti. L’inverno fu durissimo. Numerosi questuanti furono trovati senza vita in stalle, lungo le strade, nei portici delle chiesette votive.