Le maggiori criticità sono costituite dal senso di isolamento dall’organizzazione del lavoro e spesso da una strumentazione tecnologica inadeguata; c’è la difficoltà di separare tempi privati e tempi lavorativi, difficoltà nel sentirsi sempre connessi e reperibili e la difficoltà nel conciliare le esigenze professionali e personali. C’è un buon 50% dei lavoratori a casa che non possiede spazi adeguati per la propria postazione lavorativa. Se si opera sul tavolo della cucina, all’ora di pranzo si deve smontare tutto. Il lavoro a casa implica una piccola rivoluzione connessa al mercato immobiliare, tra riduzione di spazi negli stabilimenti e richiesta di spazi nuovi nell’edilizia residenziale. Le persone occupate saranno valutate in base al lavoro licenziato, le imprese recupereranno spazi. Assisteremo alla nascita di due mondi separati costituiti dai due poli di lavoro, sempre più lontani tra loro, uno rivolto al passato e l’altro al futuro.