23.10.2021, La raccolta delle castagne (2/2)

   Quando i primi ricci già maturi cadevano a terra, scattava l’ordine del capofamiglia: era arrivato il tempo di andare a raccoglierli. Muniti di lunghe “làte” (pertiche), gli adulti percuotevano i rami e facevano cadere a terra i ricci. Si trattava di un’operazione non molto semplice, che durava alcune ore, tutti con la testa in su alla ricerca dei piccoli involucri spinati.  Una volta a terra, iniziava il raccolto: si riempivano i “košì”, le gerle, con la massima quantità di ricci e percorrendo il sentiero dell’andata, gli stessi erano svuotati davanti a casa in un mucchio il più possibile elevato. All’interno di quest’ammasso si formava una tenue fermentazione lattica che favoriva la maturazione e soprattutto eliminava la presenza di vermi. Trascorso questo breve periodo, il mucchio di ricci era sparpagliato e iniziava subito il “pestaggio”, con il recupero completo delle castagne anche dagli involucri verdi, apparentemente non maturi. Il venerdì nelle case si svolgeva un’operazione divertente, rilassante e gratificante. Tutte le purčinke, qualità pregiata di castagne che in lingua friulana prende il nome di “canalùte” erano distribuite sull’ampio tavolo della cucina e si dividevano per il loro aspetto: le più belle erano destinate al mercato cividalese dell’indomani, quelle più piccole e più grinzose invece per il consumo delle famiglie, mentre le più piccole, le cosiddette “impresentabili” costituivano un ghiotto alimento per i maiali. I ricci privi di contenuto generalmente finivano nel ghnojàk (letamaio), oppure come lettiera per le mucche. 

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