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Tutti restavano a guardare il fuoco magico…tranne qualche monello che si allontanava per rubare le ultime ciliegie degli alberi tardivi lì vicino. Quando il falò era spento e restavano le ceneri ancora fumanti, i ragazzi più arditi facevano una corsa sopra di esse, possibilmente a piedi scalzi (tradizione tipica dei Balcani e della Russia); stranamente il palo centrale non bruciava mai e restava in piedi a testimoniare l’evento. Durante il giorno le ragazze e le signore raccoglievano i fiori per fare i mazzetti di San Giovanni: iperico, margherite bianche e gialle, menta, matricaria venivano usate per realizzare dei mazzetti non troppo vistosi ma profumati; a Ponteacco si usava così, mentre nelle altre vallate lo preferivano molto più appariscente e vario. Poi lo si appendeva all’ingiù sul poggiolo e lo si lasciava essiccare per poi sostituirlo con quello nuovo, sempre che non lo si fosse già bruciato insieme all’ulivo benedetto per scacciare i temporali. Molte tradizioni, diverse da quelle di Ponteacco, erano in uso nei vari Paesi intorno e spesso venivano adottate perché importate dai genti “foresti”; ad esempio, a Lasiz facevano un mazzo di fiori detto pusciaz molto particolare che pare sia stato iniziato da un parroco venuto da fuori. Naturalmente tutti sanno che a San Giovanni si raccolgono le noci, fresche con il mallo, per fare il nocino, usando possibilmente la grappa locale; se ne devono usare sempre in numero dispari…come dispari devono essere le uova da mettere a covare sotto la chioccia!