24.08.2021, Zan-zan

      La Legge Zan è in discussione. Un dispositivo contro omofobia, transfobia, misoginia e violenze contro i diversi (si può ancora dire così o si rischia frustate?) e i disabili ha riacceso il vivace dibattito sui rapporti tra sesso, genere e identità sociale. Se ne discute molto e che idea si è fatto il nostro lettore? La nostra lettrice? Da una parte chi crede ancora che i comportamenti e temperamenti siano dettati dal sesso, quindi naturali; dall’altra chi invece li considera culturali, cioè effetto dell’educazione, della tradizione, della società, della religione. L’argomento non è nuovo poiché è da secoli che la società si interroga sui confini del sesso. Secondo alcuni studiosi di antropologia, le differenze tra generi non dipendono dagli attributi sessuali, ma dalle convenzioni sociali che le costruiscono e le condizionano fin dall’infanzia. Da qui l’analisi -ci piaccia o meno, si consideri una conquista o una sconfitta- che porta a concludere che l’eterosessualità non è né più né meno naturale dell’omosessualità o della transessualità. La Legge Zan pone come obiettivo il fatto che nessuno dovrebbe avere il diritto di offendere, discriminare o stigmatizzare le persone per quel che sentono di essere. Secondo il relatore Zan, non tutti riescono a capirlo e la legge è ancor più necessaria.

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