La visita di Franz Joseph a Gorizia (2/2).
Appena apparve Sua Maestà al balcone, un coro di almeno 20.000 persone urla a squarciagola «Hoch, evviva, živio» e così lungo il Corso, tra due ali di folla festante, che agitava cappelli, fazzoletti. In piazza Grande l’Imperatore entrò nella chiesa di Sant’Ignazio, baciò l’acqua santa e si fece il segno della croce dirigendosi dritto con passo sicuro verso il baldacchino dell’altare. L’articolo prosegue: “Il coro intona inni quali il “Domine salvum fac Imperatorum nostrum Franciscum Josephum” e il “Tantum Ergo”. Poscia sfila davanti alla formazione della Marina di Cervignano … la città è illuminata a giorno dalle lampadine elettriche, il castello ora appare di tinte rosse, poi blu”. I nostri valligiani, muniti di torce accese, furono salutati dall’Imperatore assieme agli altri gruppi. “Affacciatosi al balcone per l’ultimo saluto, l’Augusto fu acclamato da un’ovazione entusiastica, che ha commosso e trasportato tutti alla viva gioia”. Nessuno dei presenti avrebbe mai immaginato che dopo 20 anni sarebbe venuto in visita il nuovo padrone, tale Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoja, quello delle invasioni, delle leggi razziali e del fascismo, quello della fuga da Roma in pieno bombardamento. Quello corto 153 centimetri che tutti chiamavano, tra i suoi 408 odonimi, “sciaboletta”, al quale avevano forgiato una spada cortissima, poco più di una baionetta, sulla groppa di un pony.