Si racconta ancor oggi che non c’è stata persona di passaggio, al mulino sul Natisone, senza che Ustin non l’avesse omaggiata con un pugnetto di farina per farsi la polenta. Erano tempi duri, era difficile per molti combinare il pranzo con la cena e per questo motivo ancor oggi si ha riconoscenza verso questa persona scomparsa molti anni fa. E anche verso la polenta che ha sfamato tutti. Ci siamo già occupati che storiche e voluminose polente della famiglia Serafini, cucinate a pranzo e a cena, in casa o nella fattoria del Tulin, con questo profumo che si sprigionava a grande distanza. La si abbinava al latte a colazione, con tutte le altre pietanze, soprattutto il formaggio, il salame e il baccalà che oggi costa 45 euro al kg., mentre un tempo era considerato il pesce dei poveri. Oggi la polenta è rivalutata soprattutto perché è una pietanza che scalda il cuore in quanto a casa difficilmente la si prepara per mangiarla da soli e possiede numerose varianti: bianca, gialla, mista, nera (di grano saraceno). Nel lontano passato, prima dell’arrivo del granoturco, si cucinavano simil-polente a base di farro, miglio, panico e sorgo, poi, dal Settecento questo prezioso alimento ha conquistato il Friuli, il resto delle regioni padane, i Paesi balcanici e la Francia meridionale.