Questo periodo di lavoro domestico aveva una sua precisa collocazione calendariale: iniziava a Ognissanti e si protraeva fino a San Valentino (14 febbraio), oppure non oltre la ricorrenza di San Giuseppe (19 marzo), corrispondente al cosiddetto “vuoto agrario”. Le donne aiutavano i mariti nelle loro mansioni, oppure si dedicavano a lavori di rammendatura, tessitura o filatura, oltre alla consueta mungitura e alle altre attività riguardanti la stalla e il pollaio, 12 mesi all’anno, ogni sacrosanto giorno. Una grande attenzione era data alla cantina, autentica dispensa della famiglia. Nel periodo invernale le riserve diminuivano di giorno in giorno ed era necessaria un’accurata economia domestica per garantire il passaggio alla nuova stagione. Le botti contenevano tanto vino, alle travi del soffitto pendevano molti salami, prosciutti, pancetta e lardo. Vicino alla botte c’era sempre il “krìghil” (bicchiere con manico) a disposizione per uno, ma soprattutto più, assaggi di vino.