28.03.2025 Ricordi della vecchia osteria.

Riproponiamo la prima parte di un lungo articolo di Evelino Mattelig del 2018 e alleghiamo una bella foto che lui stesso ci ha fatto pervenire.

L’osteria di mia zia Diana veniva rifornita principalmente di vino, birra (Dormish e Moretti) e bibite (mitica l’aranciata San Pellegrino e il chinotto Recoaro) dalla ditta Caporale di Cividale del Friuli che forniva pure spuma e selz, nelle inconfondibili bottiglie di vetro spesso, di colore azzurro e dotate di dosatore a pressione. Il titolare Nicolino, che collaborava con suo padre, possedeva un piccolo camion e, verso la fine degli anni ’60, la riforniva anche di casse di uva proveniente dalla Puglia che si vinificava producendo un vino rosato, dolce, con un grado alcolico di 13°. La procedura consisteva nel riempire d’acqua, alcuni giorni prima della vinificazione a settembre, un grande tino e le grandi botti di rovere per “imbombarle”, in quanto, le pareti legnose, a secco da mesi, non permettevano la tenuta stagna di qualsiasi liquido. Dopodichè, si provvedeva a lavare tino e botti, a sollevarle e a sistemarle in cantina su due assi parallele. Consegnata l’uva, necessitava vinificarla velocemente, macinando acini e raspi con una macina a mano e trasferire nelle botti il liquido prodotto con l’avvertenza – mi è sempre rimasto impresso- di stare sempre ben attenti a non riempire fino al colmo inquanto l’ebollizione che ne seguiva doveva trovare libero sfogo nel bicchiere d’acqua, per il tramite di una cannuccia di plastica inserita nel tappo della botte, in un  bicchiere posto accanto che ribolliva con veemenza. Il vino così prodotto non doveva restare più di 18 ore “sotto le trappe” per non caricarlo troppo di tannino e non fargli perdere quel colore rosato che era richiesto dalla clientela. Seguivano alcuni travasi al fine di togliere qaunto più fondo possibile, prima di immetterlo in commercio. Ricordo che ben presto veniva consumato e mai restò nulla invenduto.

( continua, parte 1 di 4). Foto di Evelino M.: Diana al banco dell’osteria.

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