È proprio in quel periodo, verso il ‘200, che presero corpo leggende paurose, anticipando una delle tante incursioni della peste, che non colpì le Valli, ma buona parte della pianura friulana. Anche da noi, però, la gente era terrorizzata: cominciarono ad apparire delle macchie scure sui vestiti, sul povero vasellame, sulle porte e più si lavavano, più si ingrandivano. Con l’avvicinarsi dell’inverno, giorno e notte pareva di udire suoni, confusi e lontani rumori inspiegabili. Il mondo della natura sembrava impazzito: fenomeni strani apparivano dappertutto come rami spuntati in una notte, grappoli d’uva deformi, serpenti aggressivi ovunque. La paura generava angosce estreme tradotte in immagini cariche di terrore. Uomo e natura erano inseparabili. Tutto aveva un senso, soprattutto nel lato negativo. La fede diede speranza, forza, volontà di sopravvivenza tesa al massimo. Questi sentimenti molto diffusi aprirono successivamente la strada alla costruzione di numerose chiesette votive sparse nelle Valli, dove il sacerdote cercava di fornire qualche spiegazione, anche tenendo conto della probabile esagerazione della descrizione dei fatti …