Dobbiamo rivedere la credenza generale che attribuisce alle donne del neolitico, che hanno abitato nei ripari preistorici lungo il Natisone, la fama che siano state delle brave casalinghe (o grotta-linghe). Le testimonianze raccolte spezzano molti stereotipi secondo i quali le donne primitive erano semplici raccoglitrici, sottomesse e passive. Gli studiosi dell’Ottocento attribuirono alle società primitive il sistema di pensiero e lo stile di vita della loro società patriarcale, ovvero era tutto maschile ciò che riguardava la creatività, mentre le donne erano relegate a ruoli materni e domestici nelle loro grotte, anfratti e ripari. Secondo lo schema, erano solo i maschi che andavano a caccia, che tagliavano la carne, le selci e che sapevano dipingere. Già nelle prime civiltà del Neanderthal non esisteva alcuna divisione del lavoro basata sul sesso. Le donne già allora occupavano posizioni sociali di rilievo ed erano particolarmente attive: partecipavano alla caccia, pescavano lungo il Natisone, lavoravano la terra, le pelli, allevavano i primi animali domestici. Erano di fisico robusto e mascolino; partorivano senza problemi. La grazia femminile arrivò 4.000 anni più tardi con gli antichi Romani e 6.000 con i profumi francesi.