La cronaca del mese di ottobre è carica di articoli sui numerosi avvelenamenti da funghi che si sono verificati in tutta Italia; molte le persone morte ( a Genova un 44enne, a Lodi un 68enne, a Varese un 91enne….) e molti ricoverati in terapia intensiva in attesa di trapianto del fegato, come nel caso successo a Treviso in cui madre e figlio sono stati ricoverati. Purtroppo sono ancora molte le persone che si fidano della propria esperienza o di quella degli amici e consumano i funghi senza prima averli fatti controllare nei centri preposti in tutte le ASL. In tutti i casi la responsabile è stata l’amanita phalloides, fungo velenosissimo di cui basta mangiare un milligrammo ( per peso corporeo) per avere danni irreversibili al fegato dopo sole 6 / 12 ore. Certo è che nei nostri campi, boschi e prati il pullulare di funghi, soprattutto chiodini, è davvero fuori dalla norma; crescono davvero ovunque e invogliano a fotografarli e a raccoglierli. Si legge sul Web che per riconoscere l’amanita basta schiacciare tra i fogli di giornale un pezzettino di fungo e farci cadere sopra qualche goccia di acido muriatico sull’impronta lasciata: se si forma un alone blu dopo alcuni minuti è il segnale che si tratta di amanita phalloides. Nella foto: funghi nei dintorni di Ponteacco.