L’insistenza nell’attribuire ogni disgrazia e ogni male a satana, probabilmente aumentò nei secoli il numero dei suoi seguaci: se il diavolo era così potente sulla Terra, se era il signore della vita mondana, del denaro e del sesso, per molti sarebbe stato vantaggioso entrare al suo servizio per poterne usufruire (“… e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male…”). Chi si rivolgeva a Satana, che comunque qui in paese pare non avesse seguaci se non per qualche sospetto, voleva liberarsi dalle catene noiose e oppressive delle convenzioni cristiane, per godere i vantaggi della bella vita e soprattutto di una sessualità senza restrizioni, per appartenere a un gruppo segreto collocato al di fuori degli schemi sociali valligiani, spesso ripetitivi e senz’altro monotoni. Le sette sataniche oggi proliferano anche perché, tramontato il senso del sacro in cui la Chiesa stessa ha enormi responsabilità, gli adepti si avvicinano a satana con curiosità, anche per dissacrare non tanto Dio, quanto la Chiesa alla luce delle più indecenti inclinazioni dei prelati e delle più recenti storie scandalistiche. Le ridicole messe nere nient’altro sono che riunioni a sfondo sessuale, per dare sfogo ad ogni tipo di perversione.