31.10.2024 L’acqua dei Morti.

Riproponiamo un articolo di Francesco C. del 27.10.2018; crediamo sia n tema con il periodo.

La storia che raccontiamo, si presume plausibile, è riconducibile all’800. Dietro Mezzana, non lontano da Pechinie (Savogna) si trova un’area chiamata “Studèncah” (pronunci a Studènzah) ricca di sorgenti; una di queste si trova tutt’oggi all’altezza di un quadrivio di strade di montagne: una porta a Rodda, una a Mezzana-Ponteacco, una a Stermizza e una a Montemaggiore. Il nome di questa sorgente è Martvàška uodà o Acqua dei morti. Fino all’800 le persone che morivano a Pechinie, Stermizza e Montemaggiore venivano trasportate a spalle lungo la strada di montagna, passando per Mezzana e Ponteacco fino al cimitero di San Pietro al Natisone; le frazioni di alta montagna del comune di Savogna, infatti, non avevano il Camposanto. I piccoli cortei con la bara in spalla si fermavano di regola alla fontana, che prese il nome proprio dalla consuetudine di fare una sosta di ristoro per le persone affaticate. Si racconta che d’inverno, quando nevicava copiosamente e tutti se ne stavano ben tappati in casa, se c’era qualche defunto da accompagnare al cimitero, lo portavano fino all’Acqua dei Morti e lo seppellivano nella neve; soltanto al disgelo liberavano la bara per portarla a valle, in cimitero. Sarà vero? Si dice di sì.  Inutile dire che quell’area è tutt’oggi ricca di fantasmi e rumori sinistri per chi l’attraversa all’imbrunire!

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