Le cerchie dell’amicizia nascono nella notte dei tempi: riproducono le strutture sociali che si sono formate nei lunghi tempi dell’evoluzione umana, quando si passava tutta la vita in comunità piccole o ridotte, dove vedersi di persona era la norma. In paese, nell’ambito delle amicizie, era una tragedia quando qualcuno si trasferiva all’estero per lavoro. Si trattava di autentici dispiaceri causati da distacco; era come presagire qualcosa che non sarebbe stato più come prima. Ennio, i fratelli Serafini, Claudio e tantissimi altri e altre, hanno lasciato amiche e amici fraterni, intimi e 50-60 anni fa era una specie di addio. Oggi le nostre cerchie sono geograficamente più disperse, ma i contatti rimangono saldi grazie al telefono, ai “social”, al (san) WhatsApp. Gli studiosi di quest’importante argomento della nostra vita hanno stabilito che esiste la “regola dei 30 minuti”: in media, se dobbiamo viaggiare più di 30 minuti per vedere qualcuno che non sia un amico intimo, questo riduce molto il desiderio di farlo. Gli incontri iniziano a diradarsi -secondo gli studiosi- già oltre gli otto chilometri, con un brusco calo dopo 80 m e un terzo calo netto dopo 160.