Fare un parallelo tra le calde giornate d’estate di oggi e di ieri, è come parlare di due mondi opposti. Oggi siamo un po’ tutti impegnati nel valutare le mete dei prossimi viaggi, delle prossime vacanze. Ci interessano i pacchetti-sconto, prenotiamo il periodo di ferie in base alle nostre esigenze. Facciamo un balzo indietro nel tempo. Descriviamo le giornate calde di un’estate qualsiasi, anni ’50-’60. Gli uomini si alzavano alle 04:30 e dopo aver bevuto il caffè si incamminavano con la falce verso i prati che una volta circondavano il paese: le Teja, Ilenča, Màmula, Bula (in alto a sx della cava), Varhàk. Dopo una mezz’ora di buon cammino, la squadra arrivava sul prato dall’erba alta mezzo metro o più ed iniziava subito lo sfalcio, ad iniziare dalle aree più esposte al sole. L’erba doveva essere bagnata dalla „rosà“ , la rugiada del mattino, che favoriva il taglio più preciso, più radicale. I falciatori procedevano poi gradatamente verso le zone più in ombra, dove la rugiada si dissolveva per ultima. Verso le 09:30 erano raggiunti da giovani rinforzi …