Non piacciono quasi a nessuno. Colpa, certo, delle loro punture dolorose, anche letali per chi è allergico. Eppure questi insetti alcuni meriti li hanno, e non sono neppure pochi. Sono oltre trentamila specie, del gruppo “Aculeata”, di cui fanno parte anche api e formiche: della loro importanza ecologica parlano oltre cinquecento studi di varie università del mondo. Nell’ambito della ricerca, l’interesse e i finanziamenti sono rivolti soprattutto allo studio delle api, alle quali tutti riconoscono l’indubbia importanza nell’impollinazione. Ma le vespe non sono da meno. Come ben sappiamo, i due insetti si distinguono da alcuni dettagli. Le api sono tozze e appaiono ricoperte da peluria, le vespe sono più snelle, senza peli, con strisce gialle e nere. Come le api, volano di fiore in fiore e impollinano quasi mille specie vegetali e cento di queste dipendono proprio dallo scambio del polline. Amano visitare le orchidee, meli, zucche, senape con una precisione simile a quella dei bombi. Le vespe sono predatrici: tengono sotto controllo le popolazioni di insetti, ragni ed altri invertebrati. Inseguono soprattutto gli zuccheri, con i quali nutrono le larve. Da noi le vespe ci sono sempre state. Ci liberano da insetti fastidiosi, come i calabroni che cercano nido proprio in questa stagione. Sono un’ottima arma biologica per combattere i parassiti. Anch’esse sono minacciate dai pesticidi ed è una specie che si adatta anche in città. Il loro veleno, iniettato con dolorose punture, contiene molecole antibiotiche che potrebbero tornarci utili contro i batteri super-resistenti e sostanze antitumorali, come la proteina “mastoparan”. Chissà se in un prossimo futuro le vespe aiuteranno a curare alcune leucemie, mielomi e carcinomi mammari. Quindi evitiamo di ucciderle!