Naturalmente la scelta delle piante curative è determinata dalla loro capacità di contrastare i sintomi della malattia. Al tempo c’era molta confusione nella valutazione di quelli che noi oggi chiamiamo “principi attivi” e tutti facevano un po’ a loro modo. Alcune piante dal riconosciuto debole potere terapeutico erano considerate autentiche panacee, mentre altre, realmente efficaci, non avevano particolari impieghi. L’uomo, così come gli animali, nel corso del tempo ha imparato ad utilizzare determinate erbe per affrontare situazioni di emergenza. Il convento che si trovava nell’odierna casa Serafini era dotato di un orto in cui i monaci curavano espressamente alcuni tipi di piante, magari addossate al muro, rivolte verso sud, per favorirne la crescita in condizioni ottimali. Durante le epidemie, a Cividale si spargevano vapori e fumi prodotti dalla combustione di determinati arbusti odorosi, come la lavanda, oppure della cenere, sparsa su campi o prati in quanto considerata nella cultura pagana “rigeneratrice”.