La brace spenta, prodotta dalla combustione del legno di alcune piante, tritata in polvere e mischiata alla crusca aiutava gli animali colpiti da dissenteria. Era il carbone vegetale. La salvia, il rosmarino, spesso confezionati in mazzetti, si portavano quale gradito dono nelle terre dove queste piante non crescevano. Con l’arrivo delle grandi invasioni del VII-VIII secolo d.C., i nuovi occupanti iniziarono a coltivare la terra e le piante, sboscando la vasta foresta che ricopriva i nostri territori, modificando così il primitivo paesaggio silvestre. Il tiglio diventò l’albero sacro per le nostre popolazioni. In ogni piazza (Ponteacco) e nelle adiacenze delle chiese (Tiglio) vi era una grande pianta alla cui ombra si radunavano i capi famiglia per discutere. Le fronde si essiccavano per poi essere somministrate in inverno a capre e pecore perché il poco fieno era destinato alle mucche. I fiori dell’albero ancor oggi sono utilizzati per tisane sudorifere in caso di malattie da raffreddamento e come sedativi della tosse.