In Friuli alcuni personaggi facoltosi tentavano di ampliare la benevolenza divina “programmando” le commemorazioni future in loro nome. Questi ricconi fondavano o elargivano fondi a intere istituzioni religiose -monasteri e conventi, chiese e abbazie- stipulando nell’atto di fondazione una clausola per cui tutti i residenti dell’istituzione religiosa e le loro generazioni seguenti, dovevano pregare ogni giorno per l’anima del loro benefattore. A Cividale fu fondato quello che poi sarebbe diventato l’ospedale, poi il convento delle Orsoline, numerose chiese votive, l’Abbazia di Rosazzo, il santuario di Castelmonte. La presenza di reliquie miracolose rafforzava la convinzione che la preghiera fosse più completa, più vicina all’intercessione del santo. Notiamo, dunque, che nei nostri paesi la salvezza dell’anima era un obiettivo imprescindibile in vita. Una vita dedicata alla preghiera, alla fatica, anche al martirio causato da una lunga malattia o dall’invalidità, il tutto per preservare l’anima dai tentacoli del maligno.