Fino agli anni ’50 i bambini avevano l’abitudine (e la necessità) di camminare a piedi nudi, soprattutto d’estate. La pianta dei piedi di giovani e adulti era molto resistente e non si scalfiva neppure a contatto con i vetri. Oggi i nostri giovani e non solo, faticano moltissimo a raggiungere l’acqua del fiume mentre si trovano sulla spiaggia. A volte sono comiche le loro smorfie di dolore mentre appoggiano i piedi vellutati tra i sassi e la ghiaia. Le calzature hanno riempito capitoli di storia locale, ma fanno parte di quel lungo elenco di oggetti quotidiani che nessuno ha pensato di tramandare alla posterità. Certo, erano accessori d’abbigliamento talmente modesti che non era il caso di “appenderli al chiodo”. Le poche calzature in cuoio erano costituite da materiale comprensibilmente deteriorabile e per conservarle sarebbero state necessarie particolari condizioni, poiché il cuoio conciato con sostanze minerali e organiche era particolarmente vulnerabile all’essiccazione naturale, al rimpicciolimento e alle lacerazioni. Si trattava di calzature del dì di festa, mentre nelle giornate feriali gli zoccoli di legno, le pedule e gli scarfarot facevano la loro parte ai piedi dei nostri paesani …