La notizia segue quella di ieri: “Le mamme avevano una buona regia: i bambini andavano a scuola prima che cominciasse il lavoro cruento di Ernesto e quando tornavano da scuola lui aveva gia’ fatto gran parte del suo lavoro. Qualche bambino più grande (c’ erano vari ripetenti ) rimaneva a casa il giorno della macellazione. Una volta una maestra aveva chiesto un ragazzo perche’ non era venuto a scuola il giorno precedente, e lui rispose: “Abbiamo rotto il maiale“! Si suol dire che del maiale non si butta mai via niente: verissimo. Perfino il sangue raccolto e messo a bollire con l’ uva sultanina veniva apprezzato. La vescica veniva trasformata in un bel palloncino bianco.Penso che tutti noi abbiamo nostalgia dei bei piatti di polenta con salsiccia e brovada, oppure delle belle fette di salame fritto. I cosiddetti cibi dei poveri (come venivano considerati nel passato) ormai bisogna cercarli nei pochi ristoranti locali che li preparano. Auguro un bel “buon appetito” a quelli che possono portarli in tavola”.