Non è esclusa la presenza del lupo nei nostri boschi. Se ne parla insistentemente da parecchio tempo. Un branco o più, provenienti forse dalla Slovenia, dalla Croazia o dalla Bosnia dove trovano il loro habitat segnalato dai tempi dei tempi. Leggendo le belle pagine del friulano Pier Carlo Begotti (PN 1966-) ci rendiamo conto di quanto è sconosciuto questo prezioso animale nell’immaginario della nostra società: lupo cattivo, antropofago, divoratore di bambini, aggressivo. Lo scrittore affronta il problema di questa tetra immagine nell’inconscio popolare e della sedimentazione di quest’impressione nella cultura valligiana e friulana, ma possiamo tranquillamente anche dire alpina. . Le informazioni che ci giungono sul lupo sono certamente distorte, a causa di un continuo quanto inconscio processo reinterpretativo, che mira più ad esorcizzare un pericolo che a comprenderlo ed affondarlo con razionalità. Siamo cresciuti con la paura dei baladant, delle krivapete, delle tantazmote e anche dei lupi, tutti aspetti che oggi fanno sorridere i ragazzi , impauriti solo dai personaggi cattivi dei videogiochi. La figura del lupo è ancor oggi ricca di segnali fuorvianti, spesso contradditori, contenuti nelle leggende, nei proverbi, nelle pràvze (storie), nei verbali dell’Inquisizione. E c’è anche la figura di San Francesco che parla al lupo, che confonde un po’ l’immagine di questa presunta belva che si potrebbe trovare nel bosco dietro casa.