Oggi la Chiesa celebra la festa della purificazione, la Candelora, un rito che risale addirittura al IV secolo. È il ricordo del sacrificio al tempio eseguito da Maria nostra Madre di Gesù secondo le prescrizioni della legge ebraica, nel quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù. Poiché il Natale fissato il 25 dicembre, questa ricorrenza fu celebrata ogni secondo giorno di febbraio. La festa della Purificazione oggi ha preso il nome di “Presentazione del Signore”. La liturgia che si ricorderà stasera a Vernasso prevede ancora la benedizione delle candele, un tempo dipinte a mano a Ponteacco, alle quali la pietà popolare ha attribuito da sempre spiccate virtù protettive contro le negatività e le calamità naturali. Si chiama “Candelora” (Svečnica in sloveno, Mariä Lichtmeß in tedesco) proprio per le sue candele benedette. Possiamo definirla una soglia, oppure un’isola liturgica nel tempo critico di purificazione e di passaggio, a un passo da quello quaresimale, tempo di attesa della Pasqua e quindi nel momento più irrequieto di svolta stagionale. La luce e le candele benedette hanno un profondo significato magico e sacro. La fiamma benedetta nel buio era il simbolo del ridestarsi della vita nelle oscurità sotterranee della terra, del muoversi del fuoco della nuova vita che comincia a ripetere purificata il proprio ciclo. Le candele benedette erano portate a casa, sistemate negli armadi, appese in cucina, sulle testate dei letti, dietro le porte delle stalle per essere accese solo in caso di particolari momenti di pericolo, come durante i furiosi temporali estivi, le calamità naturali, le epidemie, durante un parto difficile o l’agonia di un moribondo.