15.04.2022, I riti della Settimana santa (1/2)

    Giornata solenne di digiuno ed astinenza: questo è quanto ci hanno insegnato e nostri padri e i nostri nonni. Il Venerdì santo rappresenta appieno questo piccolo sacrificio che ci suggerisce di non consumare carne per l’intera giornata. Durante la reggenza di monsignor Venuti, la Settimana santa era molto ricca di appuntamenti: la lavanda dei piedi ieri, l’interminabile lettura della Passione e le “40 ore” che coinvolgevano tutti, dai ragazzini agli adulti: 40 ore di preghiera inginocchiati sul predellino della panca Con le campane mute, il Venerdì era il giorno della “barlìauka”, attrezzo creato apposta per fare rumore costituito da un perno in legno con ruota dentata alla quale era appoggiata una sottile tavoletta. Girando vorticosamente quest’arnese, si produce un suono assordante, e dello “lastkotàc”, tavola di dimensioni ridotte con martelletto da agitare avanti e indietro, sempre con lo scopo di fare rumore. I ragazzi percorrevano le vie e i borghi del paese in sostituzione della campana dell’Avemaria, ma esattamente con l’unico scopo di fare confusione. Ma la giornata più attesa, oltre a Pasqua, era il Sabato santo. In tutte le famiglie si preparavano i cesti (finalmente) ricchi di ogni ben di dio, tradizione molto sentita anche in questi tempi. Le mamme facevano la colomba con una fogliolina d’ulivo nel becco, il pane fatto in casa, le “fujàze” (focacce), le uova sode, qualche mela rugosa, qualcosa per la stalla (un mucchietto di grano o di frumento) …

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