21.04.2022, Le Valli alla caduta dell’Impero Romano (2/2)

   Nelle Valli c’erano i resti di un castelliere romano sul monte Barda, nei pressi di Vernasso “Broxas” dove fu combattuta una battaglia e un piccolo forte alla confluenza del fiume Cosizza nel Natisone. Chi saliva in montagna, sì e no che riconosceva il corso del Natisone. La popolazione era ridotta la lumicino: forse raggiungeva alcune decine di persone sparse su un territorio molto vasto. Era dedita alla pastorizia e con non poche difficoltà, vista la presenza di animali aggressivi quali l’orso e il lupo. Per difendere le greggi dalle loro incursioni, praticamente vivevano assieme agli animali con un’alimentazione essenziale fatta di carne, frutta e qualche erba commestibile. L’aspettativa di vita raggiungeva a stento i 35anni anche se, precisiamo, non si trattava di un “timer”, perché chi superava tale età -seppur in pochi- poteva raggiungere anche i 60anni. Escluso un sentiero, che non era una strada e che percorreva la valle principale, lasciato dai militari romani, non c’erano altre vie di comunicazione esclusi “passaggi” dal fondovalle a qualche luogo con caratteristiche panoramiche dal quale sorvegliare la pianura e le dinamiche di possesso dei nuovi padroni che si stavano insediando. Ma l’arrivo degli Slavi al seguito degli Ávari (720-725) cambiò il corso della storia e dell’aspetto antropico delle nostre bellissime valli.

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