La valenza semantica dei due vocaboli non si sovrappone, sono parole diverse. “Špàrunjak”, utilizzato da noi fino a una quarantina-cinquantina d’anni fa, è un calco del sostantivo tedesco “”Sparbüchse”, la cui radice è “Spar” = risparmio, mentre la desinenza “unjak”, piuttosto comune, la possiamo assimilare a “strumento atto a…”. Dunque, Šparunjak = strumento/accessorio atto al risparmio. La mušnica è il raccoglitore delle offerte composto da un sacchetto e da una pertica per agevolare il mežnar -il sacrestano- nel suo passaggio di panca in panca. In alcune zone del Friuli e del Veneto, la musina-mušnica significa “salvadanaio”. È un oggetto in terracotta, di forma quasi sferica, che si appoggia su un cerchio dello stesso materiale. Nella parte superiore presenta una fessura orizzontale a mo’ di bocca e ancor oggi, alla forma arrotondata si aggiungono altri particolare: occhi, naso, orecchie; per questo motivo la parola “musina” è associata arbitrariamente a “muso”. Ma, secondo una nostra ricerca, la corretta etimologia del termine ha altre origini. La parola “musina” deriva dal latino popolare “elee-mosyna”, che a suo volta deriva dal greco “eleemosyìne”, dove il prefisso “eleéin” significa aver pietà, Giovanni Pascoli, nella sua poesia “Valentino” recita “…/quel tintinnante salvadanaio: ora è vuoto, / e cantò più di un mese , per riempirlo, tutto il pollaio”.