28.05.2022, La violenza dei monsignori (2/2)

   In questi periodi di Prima Comunione, gli insegnamenti di dottrina dovevano essere “cantati” alla perfezione, senza esitazioni. Decine di piccole preghiere, prove a non finire, sacrifici immani per i ragazzi che studiavano, aiutavano in casa e nei campi e avrebbero avuto bisogno di riposo. La dottrina era inflessibile. Le squadre di ragazzi riempivano ogni angolo della chiesa e, quando interrogati dal parroco, ci furono episodi di giovani che non riuscirono a trattenere i bisogni dalla paura di prendere una punizione corporale. Il parroco di turno faceva delle belle distinzioni: non si azzardava certamente a toccare determinati ragazzi, mentre le “vittime sacrificali” erano quelle della periferia: Ponteacco, Tiglio, Biarzo, Sorzento. Il giorno della Prima Comunione i comunicandi dovevano partecipare a digiuno alla messa delle 07:00, poi sempre a digiuno a quella solenne delle 10:30. Ci sono stati casi di svenimento tra i bambini che non riuscivano a reggere il digiuno e l’emozione. Una Chiesa repressiva, violenta, in una chiesa fredda quella di San Pietro al Natisone, ancor oggi distante da quell’affetto che si dovrebbe nutrire per la sede parrocchiale. Per fortuna negli anni le cose sono cambiate. Oggi don Alessandro è riuscito a dare l’immagine di un Pastore comprensivo, buono, di grande comunicabilità. Lasciamo alle spalle le pagine buie, senza però dimenticarle, e avviciniamoci alla Nuova Novella da buoni cristiani, possibilmente attivi, partecipi.

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