08.07.2022, Siamo digitalizzati

Agli inizi degli anni ’70 Mabira possedeva un registratore a bobine “Geloso”, forse il primo o tra i primi in paese. Anche Giacinto aveva un apparecchio simile. Quattro erano i tasti colorati: play, avanti, indietro e rec. Che emozione è stata la prima volta quando, chi scrive, ha inciso la propria voce sul nastro, per poi risentirsela. A volte Mabira “aiutava” con il dito indice la bobina di avvolgimento per evitare l’apocalisse con il nastro. Le canzoni preferite erano registrate dalla radio o dalla TV con il microfono. Possiamo solo immaginare quale potesse essere la qualità del suono riprodotto. Comunque, si trattava di un’enorme conquista. Oggi siamo tutti stupiti per l’evoluzione digitale in corso, che è di tale dimensione e portata da ritenere quel registratore “Geloso” un accessorio dell’età della pietra, sebbene siano passati “appena” cinque decenni. Spiegare alle ultime generazioni com’era la vita in una realtà esclusivamente analogica, nella quale facevano parte le cassette musicali, i mangianastri, i mangiadischi e i proiettori a bobine è motivo di incomprensione, anzi, di derisione e noi adulti siamo l’ultima generazione che l’ha vissuta. La contemporaneità ruota sull'”IA”, l’intelligenza artificiale, che ci espone ad applicazioni benefiche e altre di segno opposto, comprese quelle criminali. Avremmo mai pensato cinquant’anni fa di ritrovarci a segnare sull’agenda segreta decine di password, di codici d’accesso, di numeri di conto corrente con 18 cifre?

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