Con i fulminanti si accendeva una candela per facilitare l’accensione di queste sigarette primitive , per non utilizzare troppi fiammiferi svedesi. E giù, a fumare per una-due ore, anche se la lingua bruciava dall’acidità del fumo. I “superstiti” raccontano che quel fumo, non inspirato, era gradevole, dolciastro, lasciava profumate le dita che potevano diventare giallognole come quelle del nonno. Una volta tornati a casa era d’obbligo mangiare delle susine secche che avevano la proprietà di eliminare tutte le tracce olfattive del fumo. Con l’andare del tempo la congrega fu scoperta ed ogni ulteriore tentativo di accensione di una “spanjoleta” andò proprio in fumo. Ed era anche pericoloso poi mangiare le cìaspe secche (susine secche) perché il profumo del frutto in bocca originava l’immediata domanda inquisitoria della mamma: “As fàjfu?” – “Hai fumato?”.