L’area dell’ex-cava di Ponteacco rientrerebbe a pieno titolo nell’ambito dell’archeologia industriale, che raggruppa gli antichi centri di lavorazione oggi dismessi. La grande voragine che ha deturpato la visione paesaggistica di Ponteacco, grazie alla vegetazione, assomiglia non più ad un grande buco, bensì ad una specie di parete rocciosa in mezzo al bosco. Nella cava del paese si estraeva la marna, una roccia sedimentaria composta da una parte argillosa ed una carbonatica (carbonato di calcio o “calcite”, CaCO3) utilizzata dopo la lavorazione per la creazione di miscele cementizie. Nella valle c’erano altri siti di estrazione, tutti minori: a Tarcetta, sopra Antro e ad Oculis. Si trattava di siti, questi ultimi, serviti da un’apposita linea ferroviaria a scartamento ridotto che collegava Tarcetta con Cividale, passando per Cras, Biacis, Oculis, Vernasso e Cividale. Più di qualcuno ha approfittato a proprio rischio e pericolo di effettuare qualche viaggio “a ufo” per recarsi a Cividale o per ritornare a casa. La cava di Ponteacco, tra le quattro nominate, era la più importante …