L’esplosione di tritolo provocava consistenti cedimenti di materiale. La roccia spaccata con il piccone e raccolta con la pala era caricata su piccoli vagoncini trasportati fino all’orlo della tramoggia. Lo scaricamento del materiale era facilitato dalla struttura del mezzo rudimentale che assomigliava ad un rovesciamento del contenuto lungo questa ripida discesa dove si ammassava il materiale estratto. Da qui partiva una funicolare a circolazione continua costituita da una serie di contenitori sospesi che si svuotavano all’altezza della seconda tramoggia (Hotel Natisone) dove si caricavano i cassoni dei camion della ditta Folicaldi di Cividale, che percorrevano continuamente, tutto il giorno la tratta dal cementificio a Tiglio e viceversa (vuoto per pieno). Le operazioni di carico dei contenitori della teleferica erano gestite da Giuseppe (Bepo) Del Zotto, padre di Severino. A suo giudizio, in caso di pericolo, l’impianto poteva essere fermato. Il problema principale riguardava l’accesso a Mezzana. I due sentieri, uno a destra e l’altro a sinistra della cava, erano esposti sia durante le operazioni di brillamento, sia per il pericolo di scivolare dall’alta parete che si era formata. La direzione dell’Italcementi finanziò la costruzione di una “variante di sentiero”, quello a sinistra, lato nord della cava. La variante era certamente più sicura poiché il primo tracciato era sull’orlo del baratro e poteva costituire pericolo per il transito di persone e merci verso o da Mezzana. Lo smantellamento della cava lasciò un immenso piazzale tutt’ora visitabile, utilizzato nel 1964-1966 per la costruzione della strada carrabile fino a Mezzana, eseguita dal Genio militare.