Le regole imposte dalla Chiesa nella sfera intima della coppia prevedevano e obbligavano l’astinenza la domenica giorno del Signore, venti giorni prima di Natale, per tutto il periodo di Quaresima, nelle principali feste del culto cattolico, dei santi, delle relative vigilie, durante le Rogazioni propiziatorie e in occasione delle Quattro Tempora dedicate ai defunti (quattro serie di tre giorni distribuiti in quattro settimane delle quattro stagioni). Il contatto tra coniugi doveva avvenire al solo scopo procreativo, secondo i canoni previsti da madre natura, in una sorta di esclusivo dovere, non di piacere. Il sacerdote si prendeva licenza di inquisire, di fare domande molto dirette rivolte soprattutto alle donne, di sapere nel dettaglio la modalità non perversa degli atti. La materia qui trattata era un autentico incubo, un sacrificio per le donne, spesso una reprimenda per i ragazzi. Ed era il male minore: bastava confessarsi, espiare la pena con giornate a pane e acqua e preghiere per sperare di non finire all’inferno e non rinunciare del tutto ai piaceri della carne.