Attraversato il ramo di fiume, Genio rientrava verso casa con il suo prezioso carico fatto di fascine di varie lunghezze e spessori. Iniziavano subito le operazioni di spellatura dei rami fin tanto che la corteccia era ancora umida: ne incideva la metà e ne toglieva la copertura creando una lunga striscia, quanto la lunghezza del ramo. Correggeva i difetti aiutandosi con cocci di vetro. Subito dopo, con un pouc (piccola roncola tascabile, dalla lama molto bene e sempre affilata) sezionava il ramo, già tagliato a misura, in due metà identiche e iniziava la creazione del cesto intercalando la parte esterna con quella interna delle due sezioni sul corpo del cesto, su una struttura che aveva la funzione di scheletro, di forma circolare, comprese due riprese di rami più lunghi utilizzate per creare il manico. Finito il lavoro, il cesto trovava spazio in cantina al al sole per consentire l’essicazione e quindi la compattezza del legno e della lavorazione. Le richieste erano numerose e Genio cercava di soddisfarle tutte anche con difficoltà dopo aver esposto le sue creazioni alla mostra-mercato della festa del Patrono di San Pietro.