Abbiamo faticato non poco per riuscire ad ottenere il possesso di una reliquia di Santa Dorotea, patrona del paese e grazie solo all’interessamento del parroco. La nostra chiesa è dotata di un minuscolo frammento custodito in un reliquiario posto sull’altare. Questa notizia prende lo spunto da una semplice ricerca fatta ieri su E-buy dove, a nostra insaputa c’è un florido commercio di reliquie, arredi e oggetti sacri. Autentici? Clamorosamente falsi come il chiodo della Croce a 250 euro? E con tanto di certificato di “autenticità”? Alla voce “reliquie” sono usciti 1.703 risultati, un autentico fiume proveniente da sacrestie, chiese e cappelle abbandonate, saccheggiate, dimenticate. Considerato l’inestimabile patrimonio delle chiese votive delle Valli, è nostro dovere proteggerlo e custodirlo per i posteri. La nostra chiesa è dotata di allarme, ma le altre? Turiboli e navicelle, calici, aspersori e secchielli, croci, messali, breviari, orazionali di ogni epoca, per non parlare di paramenti sacri come tonache, dalmatiche, pianete e una quantità enorme di statue spesso mutilate. Si trova di tutto on-line. È difficile capire il valore storico di questi oggetti che rappresentano l’arte della “pietas”, il senso sacro che resiste in noi. Anche perché l’arte non è solo Caravaggio o Leonardo.