Appena superato l’accesso al vasto impianto di estrazione della marna, dov’era effettuato il riconoscimento dei dipendenti e si registrava il passaggio dei mezzi in entrata e uscita, superato il ponticello, sulla destra ci sono i resti di una piccola costruzione in mattoni che serviva da deposito del materiale esplosivo utilizzato per far brillare parte dei costoni dov’erano in funzione a poca distanza le macchine operatrici. Il materiale custodito nella polveriera era minuziosamente inventariato e un addetto provvedeva alla sua consegna annotando scrupolosamente la quantità assegnata e i metri di sottile cavo nero, necessario per i contatti elettrici che i ragazzi del paese recuperavano per fare le cinture dei pantaloni. Pochi istanti prima dello scoppio, il capocantiere emetteva un segnale acustico con una trombetta di bronzo. Il suono di questo curioso strumento era così forte e nitido, che si udiva distintamente a Ponteacco, Tiglio, Mezzana, Cras, Biacis e Antro. Subito dopo avveniva lo scoppio. Chiuso il cantiere, gli addetti si dimenticarono della trombetta, recuperata e ora ben custodita da un paesano.