(1 di 5 / articolo di Renzo O.)
Ponteacco, Tiglio e Mezzana, sponda sinistra del fiume Natisone, sorgono su un territorio prealpino –
collinare delle alpi orientali, inciso e modellato prima dalle glaciazioni e poi dalle erosioni operate dalle
acque meteoriche che si scaricano sulle pendici e sulle balze del monte Matajur, la grande “Mammella”,
che, come una attenta madre, protegge le nostre valli dai venti del nord. Il sottosuolo di queste zone è
caratterizzato da fenomeni di carsismo; percorrendolo, non è difficile imbattersi in profonde buche (le rupe)
scavate dall’acqua nella roccia calcarea e in inghiottitoi che raccogliendo pioggia e neve sciolta convogliano
a valle, con un vero sistema circolatorio attraverso arterie scavate nel sottosuolo, questa linfa vitale; esse
scendono verso le valli sottostanti e nel loro tragitto producono grotte, anfratti e altri inghiottitoi che a
volte si trasformano in veri “orridi”. I nostri vecchi conoscevano molto bene quei posti pericolosi, non
mancavano di recintarli e segnalarli a scanso di disgrazie (con l’abbandono dell’agricoltura e con lo
spopolamento, questi pericoli stanno riemergendo). Le acque hanno trovato pure percorsi a cielo aperto
per raggiungere il fondovalle, torrentelli più o meno grandi; in alcuni, l’acqua scorre perennemente in
quanto sgorga da sorgenti che nel nostro territorio non mancano (alcune di queste si sono disseccate dopo
il terremoto del 1976, che ha prodotto profonde spaccature nelle rocce dove l’acqua si è incanalata
trovando nuove vie di scolo); sono quei piccoli affluenti che riforniscono i quattro principali fiumi delle
nostre belle valli: Natisone, Alberone, Cosizza e Erbezzo. Questi tranquilli fiumi, percorrendo le valli,
portano vita ed energia alla fauna, alla flora e alle genti che le abitano, oltre che frescura e svago a queste
ultime, durante le calde estati.