(Articolo di Francesco C. del 01.07.2011, in correlazione con l’articolo di Elvira C. di ieri)
E chi poteva permettersi, anni fa, un soggiorno con i bambini al mare o in montagna? Era un lusso. E i bambini necessitavano di aria di mare o di montagna, considerando le numerose patologie respiratorie che li colpivano. Con il 1° luglio molti bambini dei nostri tre paesi prendevano la via delle colonie: a Lignano e ai Piani di Luzza, gestite dall’EFA, Ente Friulano di Assistenza, oppure a Caorle, gestita dalla Mutua. Per i bambini si trattava di una mezza tragedia: l’abbandono dei genitori per 14 interminabili giorni, i pianti all’ingresso, la promiscuità, la severità degli assistenti…Il tutto iniziava con un foglietto informativo recapitato a casa e seguito da un foglio di partecipazione da compilare da parte dei genitori. Subito dopo la mamma andava a Cividale dalla ”Amelia” e comprava la fettuccina con il numero rosso attribuito al bambino da cucire su tutti gli indumenti destinati per questa vacanza in modo da identificarli in lavanderia. Giunto il giorno della partenza, per alcuni da via Bersaglio a Udine (mai dimenticata!), si riempivano i pullman tra lacrimoni di mamme e bambini. Arrivati sul posto i bambini venivano sottoposti a visita medica e poi cominciava la conta dei giorni di rimanenza, il countdown, come si dice oggi. A metà del soggiorno molti ricevevano la visita dei genitori e si contavano le ore residue di forzato allontanamento. Tornavano a casa tutti abbronzati e felici per il ritorno nel loro mondo. Nessun bambino ha pianto per aver lasciato le squallide colonie che, comunque, hanno contribuito al miglioramento della salute dell’intera società.