Nelle Valli del Natisone vive una tradizione unica che unisce storia, spiritualità e senso di comunità: il suono manuale delle campane. Questo antica arte, che resiste al tempo e alla meccanizzazione, è simbolo della cultura locale e rappresenta un patrimonio di grande valore. Il 5 dicembre di quest’anno l’Unesco ha dichiarato “L’Arte campanaria tradizionale” patrimonio immateriale dell’Umanità e si festeggerà ogni anno il 29 dicembre con un a bella “scampanottata” a mezzogiorno in punto! Una volta ogni paese delle Valli aveva il proprio gruppo di Tonkači, giovani campanari che, come veri musicisti, si allenavano tutto l’anno per rendere armonioso il suono delle campane nei giorni di festa. E ogni gruppo aveva il proprio stile, così come ogni campana aveva il proprio suono, tanto che, quando un “campanile” suonava tutti sapevano da quale chiesa proveniva. Gli anziani di Ponteacco di oggi, giovani campanari di allora, ricordano che si allenavano suonando con i bastoni sulle grate della finestra della camera di Pierino che, caso strano , suonavano tutte diverse! Il suono manuale delle campane richiede abilità, forza fisica e un’intima conoscenza dello strumento. Ogni campanile ha un numero diverso di campane, ciascuna con un proprio tono e una funzione specifica. I campanari utilizzano corde, leve e a volte la sola forza delle mani per modulare i rintocchi in melodie che variano a seconda delle festività o delle occasioni speciali. Questi suoni non sono casuali: seguono codici precisi, spesso scritti o tramandati oralmente. Un matrimonio, un funerale o una festa patronale ha la propria sequenza unica, che i suonatori imparano e ripetono con orgoglio. Il suono delle campane nelle Valli del Natisone risale a secoli fa, quando le campane erano utilizzate non solo per chiamare i fedeli alla preghiera, ma anche come strumenti di comunicazione a distanza. Il loro rintocco scandiva i momenti della giornata, annunciava eventi importanti o avvisava la comunità in caso di emergenze. Questa tradizione è profondamente legata alla vita rurale delle valli, dove la religiosità e il senso di appartenenza sono stati per lungo tempo i pilastri della quotidianità. I suonatori manuali di campane, o “campanari”, non sono solo musicisti, ma anche custodi di una conoscenza tramandata di generazione in generazione. Con l’introduzione delle campane elettriche, molte comunità hanno abbandonato il suono manuale a favore di una maggiore comodità. Tuttavia, nelle Valli del Natisone, i campanari hanno scelto di preservare questa tradizione. Per loro, il suono manuale delle campane è un atto di amore per la propria terra e un legame vivo con il passato. Foto dal web, dal sito Unesco.
