Ogni persona mentre usciva fu colpita col calcio del fucile. Quando arrivò il turno di mia mamma, la nonna Perina le mise in braccio la sorella più piccola, uscì e la guardia alzò il braccio e colpì mia mamma sulla schiena perchè si piegò per proteggere la sorellina; il dolore l’ha sempre ricordato. Una volta riuniti nella piazzetta della fontana i Cosacchi piazzarono davanti a loro una mitragliatrice e un urlo diede inizio al saccheggio. Una volta finito appiccarono il fuoco ai fienili, ai portici, ai poggioli dove erano appese le kite intrecciate di pannocchie di granoturco. Loro immobili vedevano morire avvolti dalle fiamme i loro ricordi e i loro averi. Riporto cosa scrive nel suo diario Don Antonio Cuffolo, parroco di Lasiz (Moj dnevnik – La seconda guerra mondiale vista e vissuta nel ‘focolaio’ della canonica di Lasiz” – Most società cooperativa a r.l., Cividale del Friuli 2013, pag. 167): «Mezzana in fiamme. … Poi abbiamo visto una lunga colonna di bovini, uomini, donne e bambini in fila indiana scendere dal paese spinti verso Pulfero con calci e bastonate delle bestie turche, portando per essi la roba saccheggiata dai turchi. …