19.04.2020, La ferratura del cavallo.

   Era un’operazione complessa, che richiedeva molta esperienza e gli attrezzi idonei. I chiodi battuti nello zoccolo del cavallo per fermare il ferro non dovevano sfiorare i terminali nervosi della zampa dell’equino, pena una sua reazione inaspettata che poteva essere un pericoloso scalcio, rischioso per chi stava eseguendo l’operazione. Guido Manig era un esperto di animali, era diventato un autentico consulente per i casi più difficili, che riguardavano tutti gli animali domestici. Conosceva le cure, i rimedi necessari per salvare la vita di una mucca dal parto difficile, di un maiale considerato a buon ragione il salvadanaio della famiglia. Molte persone raggiungevano Ponteacco per ferrare il proprio cavallo grazie all’esperienza di Guido. Un bel giorno –dice la leggenda- un facoltoso signore raggiunse l’officina di Guido per sostituire i ferri degli zoccoli, attese e pagò il servizio lasciandogli una mancia. Il signore se ne andò e Guido raggiunse in un minuto l’osteria della Diana, sulla Gorìza. Ordinò un litro di vino e sei bicchieri. Si sistemò vicino alla finestra della sala, quella che dà sulla piazza. Dopo parecchi minuti passati da solo a sorseggiare il vino dal suo bicchiere si rivolse alla Diana dicendole: «Po ben, mi hanno promesso che sarebbero venuti» e Diana: «Na stùajse bat, Guido, na prìde nobèdan» (Non ti preoccupare, Guido, non verrà nessuno). A Guido non rimase altro che finire molto volentieri il litro di vino lasciando ben puliti i restanti cinque bicchieri.

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